cretinodicrescenzago ha recensito The Farthest Shore di Ursula K. Le Guin
Review of 'The Farthest Shore' on 'Goodreads'
2 stelle
The Farthest Shore (Ursula K. Le Guin, 1972)
È passata qualche settimana da quando ho letto il terzo dei Terramare, ma ho aspettato un po' prima di recensirlo per lasciar sedimentare.
Giudizio generale: un romanzo piacevole ma pieno di potenziale mancato, per me si piazza un po' sotto A Wizard of Earthsea e molto sotto The Tombs of Atuan.
Il romanzo si apre con il nostro caro Ged ormai cinquantenne e arcimago dell'Arcipelago, e con l'Aricipelago in preda a un bel cataclisma che potrebbe segnare la fine dei tempi - al che, ovviamente, Ged prende armi e bagagli e parte per salvare il mondo, portandosi dietro come aiutante il giovane principe Arren.
E qui, secondo me, abbiamo il nodo irrisolto del romanzo: nel primo libro il giovane Ged aveva causato anche lui un cataclisma e lo aveva riparato a fatica, imparando un bel po' su se stesso e sull'ordine cosmico, …
The Farthest Shore (Ursula K. Le Guin, 1972)
È passata qualche settimana da quando ho letto il terzo dei Terramare, ma ho aspettato un po' prima di recensirlo per lasciar sedimentare.
Giudizio generale: un romanzo piacevole ma pieno di potenziale mancato, per me si piazza un po' sotto A Wizard of Earthsea e molto sotto The Tombs of Atuan.
Il romanzo si apre con il nostro caro Ged ormai cinquantenne e arcimago dell'Arcipelago, e con l'Aricipelago in preda a un bel cataclisma che potrebbe segnare la fine dei tempi - al che, ovviamente, Ged prende armi e bagagli e parte per salvare il mondo, portandosi dietro come aiutante il giovane principe Arren.
E qui, secondo me, abbiamo il nodo irrisolto del romanzo: nel primo libro il giovane Ged aveva causato anche lui un cataclisma e lo aveva riparato a fatica, imparando un bel po' su se stesso e sull'ordine cosmico, e l'idea di base di questo terzo volume è fagli affrontare un percorso simile ma da adulto e da mentore di un ragazzo, rovesciando la prospettiva del viaggio da maturazione personale a educazione di un'altra persona più giovane... non fosse che, purtroppo, zia Ursula racconta la storia dal punto di vista di Arren, dandole quindi il tono banale di un qualunque romanzo fantasy in cui il Prescelto ingenuo e immaturo viene guidato da un Saggio imperscrutabile che, all'inizio, sembra infallibile, ma rivela poco a poco i suoi limiti, dando spazio al ragazzo per prendere l'iniziativa. Francamente avrei preferito di gran lunga che il punto di vista fosse Ged, così da immedesimarmi nella sua stanchezza, nel senso di inadeguatezza e nelle speranze risposte nel suo giovane pupillo: così facendo zia Ursula avrebbe anche preservato lo spirito del primo romanzo, cioè (e lo dice lei stessa nella postfazione) ribaltare la figura del mago-mentore, mostrandone le fragilità sia da apprendista sia da maestro.
Ora, pur con questo brutto limite il romanzo, secondo me, si salva e resta una lettura decente: parte lento con delle situazioni di critica sociale un po' fini a se stesse, si sviluppa con una parte centrale ricca di bellissimi panorami (la Via dei Draghi è un passaggio magnifico), arriva a uno scontro con la nemesi carino ma non eccezionale (anche qui, se solo il punto di vista fosse stato Ged!) e si chiude con un bellissimo tono fiabesco molto tolkieniano.
Ora però spero di cuore che la seconda metà dell'esalogia sia eseguita meglio!