This novel is an extraordinarily poignant evocation of a lost happiness that lives on in the memory. For years now the Ramsays have spent every summer in their holiday home in Scotland, and they expect these summers will go on forever.In this, her most autobiographical novel, Virginia Woolf captures the intensity of childhood longing and delight, and the shifting complexity of adult relationships. From an acute awareness of transcience, she creates an enduring work of art.
È stata una lettura dosata nel tempo; straordinaria per il flusso delle parole. Per me ogni libro della Woolf è una ricerca da prendere con calma. Arrivo alla fine con gioia ma quasi stremata. Non riesco a farne a meno.
Ho appena ultimato "Gita al faro" della Woolf. Che dire? Sono ancora convinto che la traduzione per BUR non sia delle migliori. Ad ogni modo, lentamente e sempre più profondamente mi sono reso conto di entrare nei pensieri di una femmina. Oh, certo, con altre femmine scrittrici che adoro mi è successo, per lo più in poesia. Ma con la Woolf è stato strano, perché non solo ho visto pensieri di femmina, ma li ho sentiti miei, tutti pensieri e riflessioni che in me scorrono con femminilità, quei minuscoli anfratti del presente che sfuggono all'ordine e al tempo, che si dilatano, cose che possono nascere dalla sensazione di immergere una mano nell'acqua, osservare delle tazze vuote, così. Chiaramente, c'è stata molta acqua e molta nostalgia, questo mi ha rapito inevitabilmente. Però, però, però, più di tutto, è stata la percezione del maschio a sconvolgermi: una percezione insindacabile, di un essere …
Ho appena ultimato "Gita al faro" della Woolf. Che dire? Sono ancora convinto che la traduzione per BUR non sia delle migliori. Ad ogni modo, lentamente e sempre più profondamente mi sono reso conto di entrare nei pensieri di una femmina. Oh, certo, con altre femmine scrittrici che adoro mi è successo, per lo più in poesia. Ma con la Woolf è stato strano, perché non solo ho visto pensieri di femmina, ma li ho sentiti miei, tutti pensieri e riflessioni che in me scorrono con femminilità, quei minuscoli anfratti del presente che sfuggono all'ordine e al tempo, che si dilatano, cose che possono nascere dalla sensazione di immergere una mano nell'acqua, osservare delle tazze vuote, così. Chiaramente, c'è stata molta acqua e molta nostalgia, questo mi ha rapito inevitabilmente. Però, però, però, più di tutto, è stata la percezione del maschio a sconvolgermi: una percezione insindacabile, di un essere che riordina, comanda, critica e si lagna, che tratta la femmina come gioco e cuccia. Ho riascoltato attraverso le descrizioni del maschio tutte le voci di femmina che mi hanno parlato, accusato, tradito, amato, aiutato. Una volta di più, queste sensazioni mi confermano come questa epoca non abbia affatto bisogno di slogan, ma abbia più che mai bisogno di poetesse.