cretinodicrescenzago ha recensito Femminili singolari di Vera Gheno
Troppo focalizzato, seppur valido
3 stelle
[Vecchia recensione esportata da altro sito]
Venendo da Potere alle parole. Perché usarle meglio, mi aspettavo che anche Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole avesse un taglio quasi "prontuaristico" di sociolinguistica applicata alla comunicazione quotidiana, ma così è stato solo in parte: circa metà del volume è effettivamente la guida che mi aspettavo e offre indicazioni chiarissime e facilmente attuabili per la costruzione di forme femminili dei nomi di professione, procedendo per analogia sulle regole di declinazione preesistenti (e io sono analogista nel midollo), e per l'uso della vocale ǝ come desinenza bi-genere / omnigenere – anche se su questo aspetto io dissento dalla dottoressa Gheno e dall'editore Effequ e spingo con tutte le forze per la forma plurale l3 / dell3 / all3 eccetera a fronte dell'opzione 3 / de3 / a3 eccetera (eddai, ammettiamolo che la consonante [l] evita uno iato scomodissimo!). E l'altra metà del …
[Vecchia recensione esportata da altro sito]
Venendo da Potere alle parole. Perché usarle meglio, mi aspettavo che anche Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole avesse un taglio quasi "prontuaristico" di sociolinguistica applicata alla comunicazione quotidiana, ma così è stato solo in parte: circa metà del volume è effettivamente la guida che mi aspettavo e offre indicazioni chiarissime e facilmente attuabili per la costruzione di forme femminili dei nomi di professione, procedendo per analogia sulle regole di declinazione preesistenti (e io sono analogista nel midollo), e per l'uso della vocale ǝ come desinenza bi-genere / omnigenere – anche se su questo aspetto io dissento dalla dottoressa Gheno e dall'editore Effequ e spingo con tutte le forze per la forma plurale l3 / dell3 / all3 eccetera a fronte dell'opzione 3 / de3 / a3 eccetera (eddai, ammettiamolo che la consonante [l] evita uno iato scomodissimo!). E l'altra metà del saggio? Beh, è sostanzialmente una dimostrazione puntuale della legittimità delle declinazioni femminili analogiche, impostata "sociolinguisticamente" come selezione delle obiezioni più frequenti mosse da un campione statistico, e confutazione di tutte queste obiezioni. Qual è il "bello"? Che tutte le obiezioni vengono da comunicati stampa e da commenti su pagine social, quindi da corpora che davvero ci restituiscono la vox populi italiana – e comprovano in modo inconfutabile che la mentalità di questo Paese è ancora pervasa di mentalità ur-fascista per come la delinea Umberto Eco ne Il fascismo eterno (sì è diventato il mio breviario): e non parlo solo della misoginia e della violenza sistemica, parlo anche delle contorsioni retoriche e dell'anti-intelletualismo finalizzati a preservare lo status quo machista. Non negherò che è stata una lettura brutale e mi ha suscitato a ripetizione istinti ferini, e direi che è giusto così, perché non puoi essere un uomo femminista se non ti incazzi per empatia assieme alle donne vittime di violenza sistemica. Non do più di 3/5 siccome ho trovato alcune obiezioni selezionate un filo ridondanti fra loro e avrei preferito un accorpamento di quei capitoli per fare spazio, magari, a una sezione sui sostantivi italiani per loro natura bigeneri e quindi da valorizzare, tipo "persone", ma ciò non vuol dire che il testo non meriti. Anzi...