cretinodicrescenzago ha recensito Tre cuori e tre leoni di Poul Anderson
Per chi ama le "storie di re Artù e degli antichi cavalieri"
3 stelle
Quasi tre anni fa ho deciso di leggere La spada spezzata perché nella mia camera d'eco di blog letterari girava l'idea che se John Tolkien non avesse rovinato sul nascere il fantasy epico con Il signore degli anelli e la sua carica di "buonismo" oggi saremmo pieni di romanzi crudi e maturi come quello summenzionato di Poul Anderson. Dopo aver toccato con mano quel libro, valutai che era una minchiata: La spada spezzata è "solo" un onestissimo libro d'avventura tragica, fedele al mito scandinavo e pieno di situazioni truculente (senza diventare grottesche), ma di certo non è un capolavoro assoluto e non credo sarebbe bastato a dare origine a un filone (se mai ha anticipato il giusto grimdark senza cadere nei suoi eccessi). A suo tempo mi ripromisi di leggere l'altro famoso romanzo fantasy di Anderson, Tre cuori e tre leoni appunto, e ora che l'ho finito ho un parere …
Quasi tre anni fa ho deciso di leggere La spada spezzata perché nella mia camera d'eco di blog letterari girava l'idea che se John Tolkien non avesse rovinato sul nascere il fantasy epico con Il signore degli anelli e la sua carica di "buonismo" oggi saremmo pieni di romanzi crudi e maturi come quello summenzionato di Poul Anderson. Dopo aver toccato con mano quel libro, valutai che era una minchiata: La spada spezzata è "solo" un onestissimo libro d'avventura tragica, fedele al mito scandinavo e pieno di situazioni truculente (senza diventare grottesche), ma di certo non è un capolavoro assoluto e non credo sarebbe bastato a dare origine a un filone (se mai ha anticipato il giusto grimdark senza cadere nei suoi eccessi). A suo tempo mi ripromisi di leggere l'altro famoso romanzo fantasy di Anderson, Tre cuori e tre leoni appunto, e ora che l'ho finito ho un parere alquanto più positivo: neanche questo è un capolavoro, ma è un esempio davvero godibile del fantasy epico con trame fortemente episodiche, estremamente affine alla vera poesia narrativa medievale e ormai spazzato via dal fantasy epico a intreccio orizzontale forte (quanto banale e farraginoso) in stile tolkieniano. Il nostro eroe Holger Carlsern viene catapultato dalla Seconda Guerra Mondiale in un pase incantanto, si arma di cavallo e vesti da cavaliere e si impegna nella forma più archetipica ed elementare di cerca (o quête, o quest): andare da A a B per cercare qualcosa in B, incappare strada facendo in un incontro interessante (amichevole od ostile che sia), trovare in B informazioni che rimandano a un luogo C, ripetere ad libitum finché l'ultima tappa della cerca non porta alla risoluzione di un conflitto ovviamente bellico e ovviamente lasciato sullo sfondo. Questa elementarietà potrebbe diventare ridicola se i nessi causa effetto fossero nebulosi (William Morris, sto guardando te), ma Anderson non ne sbaglia una nel rendere sensati i viaggi (basta tenere semplici le motivazioni) e costante l'immedesimazione nel simpatico protagonista (è gustoso sentire un ingegnere che analizza la Fantasilandia); di sicuro le singole avventure sono poco più che scuse per rendere eroico Holger ed esibire qualche mostriciattolo interessante, i comprimari maschili rimangono piatti come cartapesta e le eroine o avversarie femminili sono, ovviamente, tutte arrapanti e arrapate, ma tutto l'insieme resta godibile: è un'esecuzione nel pieno XX secolo di un modo antichissimo di raccontare storie, che nella sua semplicità fanciullesca riesce comunque ad avvincere. Riassumendo, Tre cuori e tre leoni non è un romanzo imprescindibile o particolarmente creativo, ma è il più lontano discendente dell'Odissea che io conosca: questo basta a giustificare la lettura.