cretinodicrescenzago ha recensito A Dreamer's Tales di Lord Dunsany
Un po' ripetitivi, ma globalmente fantasmagorici
3 stelle
Dopo essermi gustato i suoi Fifty-One Tales, non ho resistito alla tentazione di visitare per una seconda volta la biblioteca incantata di lord Edward Dunsany e ho optato per il volume di poco precedente A Dreamer's Tales – e l'impressione è buona seppur non straordinaria. Se i Fifty-One Tales erano essenzialmente opere di flash fiction talvolta un po' diafana, ma estremamente varia per toni, temi e atmosfere, questi A Dreamer's Tales sono sbilanciati nella direzione opposta: una buona metà di essi sono testi molto molto simili che dipingono in barocco dettaglio una teoria di città invisibili (citazione voluta) che lord Dunsany immaginava soffuse di splendore orientale (e orientalista) e maledette da pestilenze misteriose, dèi gelosi e dispotici sultani – Andelsprutz, Bethmoora, la Città Indolente, l'eterna Zaccarath, i borghi lungo la valle del fiume Yann, tutti questi insediamenti sono metropoli esotiche e surreali dipinteci per il gusto del visionario, ma …
Dopo essermi gustato i suoi Fifty-One Tales, non ho resistito alla tentazione di visitare per una seconda volta la biblioteca incantata di lord Edward Dunsany e ho optato per il volume di poco precedente A Dreamer's Tales – e l'impressione è buona seppur non straordinaria. Se i Fifty-One Tales erano essenzialmente opere di flash fiction talvolta un po' diafana, ma estremamente varia per toni, temi e atmosfere, questi A Dreamer's Tales sono sbilanciati nella direzione opposta: una buona metà di essi sono testi molto molto simili che dipingono in barocco dettaglio una teoria di città invisibili (citazione voluta) che lord Dunsany immaginava soffuse di splendore orientale (e orientalista) e maledette da pestilenze misteriose, dèi gelosi e dispotici sultani – Andelsprutz, Bethmoora, la Città Indolente, l'eterna Zaccarath, i borghi lungo la valle del fiume Yann, tutti questi insediamenti sono metropoli esotiche e surreali dipinteci per il gusto del visionario, ma relativamente povere di intrecci e di eventi, spesso usate come contenitore per incastonarvi piccoli aneddoti anch'essi un po' troppo affini fra di loro, tutti a base di maledizioni e prodigi ambigui. Probabilmente tali testi funzionerebbero bene se fruiti uno al mese, come fossero pasticceria di mandorla, ma uno dopo l'altro rischiano di nauseare. Fa eccezione in tutto ciò il secondo racconto del dittico di Bethmoora, "The Hashish Man", in cui la vicenda di "magia urbana" è incastonata in una cornice di viaggio siderale assolutamente squisita, che palesemente ha dato il La ai testi onirici della scuola lovecraftiana americana (leggerlo per credere). Dall'altro lato, ho decisamente apprezzato i racconti di soggetto "non urbano" e di tono "leggendario": squisito il mito marittimo-amoroso dai tocchi ovidiani "Poltarness, Beholder of the Ocean", dolcemente commovente la favola esopea "Blagdaross", angosciante il giusto il trittico di storie dell'orrore "Where the Tides Ebb and Flow", "Poor Old Bill" e "The Unhappy Body" (per altro tutte legate a un tema di tortura corporale, chissà a cosa pensava il Lord in quel periodo...), "solamente" discreti i due testi satirici "The Field" e "The Day of the Pool", assolutamente una bomba "The Sword and the Idol" e "Carcassonne", che trasudavano senso del meraviglioso e posizionamento morale come un mito d'autore dovrebbe fare.
Com'era prevedibile, la prosa breve di lord Ed sembra articolarsi in un numero limitato di macro-filoni e a me ne stanno piacendo alcuni più di altri, ma sicuramente mi sta piacendo abbastanza da buttare un occhio prossimamente sul volume gemello di A Dreamer's Tales, ovverosia The Sword of Welleran and Other Stories.