cretinodicrescenzago ha recensito The Dark World di Henry Kuttner
Esempio dignitosissimo di fantasy a portale
3 stelle
Nell'estate 2020 ho avuto la malsana idea di affrontare una dopo l'altra la deludente eptalogia de Le cronache di Narnia e la ben più interessante tetralogia de I Mabinogion e a un certo momento ho sentito il bisogno di inframmezzare fra le due serie qualcosa di più corto e leggero, quindi mi sono ripulito il palato leggendo rapidamente un romanzo autoconclusivo smilzissimo – appunto, The Dark World, che per inciso è firmato dal solo Henry Kuttner ma quasi sicuramente ci ha messo mano pure la moglie di lui, Catherine Lucille Moore. A distanza di circa un anno mi è venuta la malsana curiosità di approfondire l'opera dei coniugi Kuttner-Moore (perché la curiosità verso Michael Moorcock non mi bastava...), quindi ho voluto rileggere il romanzo con più calma e attenzione – e la buona impressione della prima lettura si è ampiamente riconfermata e consolidata.
A giudicare dalla sinossi, The Dark …
Nell'estate 2020 ho avuto la malsana idea di affrontare una dopo l'altra la deludente eptalogia de Le cronache di Narnia e la ben più interessante tetralogia de I Mabinogion e a un certo momento ho sentito il bisogno di inframmezzare fra le due serie qualcosa di più corto e leggero, quindi mi sono ripulito il palato leggendo rapidamente un romanzo autoconclusivo smilzissimo – appunto, The Dark World, che per inciso è firmato dal solo Henry Kuttner ma quasi sicuramente ci ha messo mano pure la moglie di lui, Catherine Lucille Moore. A distanza di circa un anno mi è venuta la malsana curiosità di approfondire l'opera dei coniugi Kuttner-Moore (perché la curiosità verso Michael Moorcock non mi bastava...), quindi ho voluto rileggere il romanzo con più calma e attenzione – e la buona impressione della prima lettura si è ampiamente riconfermata e consolidata.
A giudicare dalla sinossi, The Dark World sembrerebbe un'ennesima esecuzione di uno schema di trama non arcinoto, direttamente trito e ritrito:
Un maschio etero qualunque finisce in un magico mondo parallelo, constata che i nativi hanno bisogno di un Messia, distrugge per loro il Signore Oscuro locale, civilizza gli autoctoni e magari ingravida qualche autoctona"
Insomma, sembra la controparte yankee de Il leone, la strega e l'armadio (pubblicato esattamente un anno dopo) e quindi un antecedente diretto di quella piaga culturale chiamata "fantasy tolkienista a portale" qui in Occidente e isekai in Giappone. Beh, niente di più sbagliato: in realtà The Dark World prende quello schema di trama e lo corregge fino a renderlo sensato e appassionante e in questo ha chiaramente ispirato il successivo e delizioso Tre cuori e tre leoni. Per cominciare, il nostro eroe Edward Bond non è un Gary Stu progettato in funzione della fantasia di potere, ma è un personaggio antieroico più che dignitoso, la cui psiche è costruita attorno a una crisi di identità decisamente ben tratteggiata (e sì, come antieroe dà la birra a quella piattola sopravvalutata di Elric di Melniboné); in secondo luogo, gli antagonisti e comprimari di Edward non saranno figure shakespeariane, ma ciascuno di essi emana carisma e abbiamo ben quattro personaggi femminili proattivi, non pochi per il 1946; in terzo luogo il mondo parallelo è macabro senza diventare tamarro e sa di orrore cosmico senza diventare un'imitazione di Howard "Razzista-di-m*erda" Lovecraft, e questo anche per merito della leggera patina science fantasy – sicuramente gli spiegoni che "scientificizzano" mostri e magia saranno formaggiosi per alcuni, ma per me sono deliziosi; infine, il romanzo ha un ritmo eccellente e in 100 pagine scarse imbastisce e risolve egregiamente una trama che scrittori meno talentuosi avrebbero allungato all'infinito su almeno tre volumi. Considerando che il romanzo era stato progettato per la pubblicazione su rivista, mi viene da rimpiangere l'epoca dei magazine che stampavano narrativa: chiaramente le limitazioni di spazio tagliavano le gambe ai miei acerrimi nemici, gli scrittori tronfi e prolissi.
Sicuramente non è il romanzo più sottilmente raffinato che io abbia mai letto, ma è un'eccellente sintesi fra intrattenimento rilassante e prosa rifinita che lascia affascinati, secondo me paragonabile al miglior Fritz Leiber; darei 3,5 stelle ma devo ridurre a 3 perché la mia edizione Gollancz è l'unica versione digitale realizzata da una casa editrice seria, e tuttavia contiene una quantità intollerabile di refusi e una bibliografia disastrosa: le date di prima pubblicazione sono quasi tutte sbagliate, diverse opere importanti sono state arbitrariamente omesse e ci sono due veri e propri svarioni (i due titoli alternativi di uno stesso romanzo sono indicati come testi differenti, un'antologia a più autori è accrediatata al solo Kuttner). Sia come sia, se questa era la qualità media del loro lavoro, temo che in futuro leggerò molte altre opere di Kuttner e Moore!