cretinodicrescenzago ha recensito No Boundaries di Henry Kuttner
Racconti vari e graziosi, introduttivi a un mare magnum
3 stelle
Dopo aver letto diversi loro racconti individuali medi-lunghi o romanzi scritti in collaborazione, mi sono finalmente deciso a scoprire i racconti collaborativi dei coniugi Henry Kuttner e C.L. Moore e non potevo non iniziare da No Boundaries: l'unica raccolta di collaborazioni che i due hanno curato congiuntamente prima della morte di Kuttner. L'impressione è assai positiva e ora capisco perché "Hank e Catherine" fossero considerati dei pezzi da Novanta del gotha letterario di settant'anni fa.
L'antologia in esame raccoglie 5 racconti composti nell'arco di 15 anni, quattro apparsi ciascuno su una rivista diversa e il quinto scritto apposta per questo volume, e trovo che la selezione dia un'ottima panoramica di tutti in campi su cui operavano Kuttner e Moore, mantenendo sempre con un buon livello. Vediamo quindi i singoli testi:
- "Vintage Season" (composto per «Astounding Science Fiction») è il racconto che mi è piaciuto meno, perché è, per così …
Dopo aver letto diversi loro racconti individuali medi-lunghi o romanzi scritti in collaborazione, mi sono finalmente deciso a scoprire i racconti collaborativi dei coniugi Henry Kuttner e C.L. Moore e non potevo non iniziare da No Boundaries: l'unica raccolta di collaborazioni che i due hanno curato congiuntamente prima della morte di Kuttner. L'impressione è assai positiva e ora capisco perché "Hank e Catherine" fossero considerati dei pezzi da Novanta del gotha letterario di settant'anni fa.
L'antologia in esame raccoglie 5 racconti composti nell'arco di 15 anni, quattro apparsi ciascuno su una rivista diversa e il quinto scritto apposta per questo volume, e trovo che la selezione dia un'ottima panoramica di tutti in campi su cui operavano Kuttner e Moore, mantenendo sempre con un buon livello. Vediamo quindi i singoli testi:
- "Vintage Season" (composto per «Astounding Science Fiction») è il racconto che mi è piaciuto meno, perché è, per così dire, una storia di sensazioni più che di eventi, una vicenda dall'intreccio molto semplice e poco mosso che si basa molto sulle descrizioni e suggesstive di esperienze sensoriali impossibili – uno stile che avevo già trovato nel romanzo Judgment Night della raccolta Judgment Night: A Selection of Science Fiction e che quindi presumo sia da ricondurre alla voce autoriale di Moore. Chi trova affascinante quest'estetica probabilmente lo amerà, perché il blando intreccio è comunque ben funzionante come racconto del mistero, ivi compreso un finale adeguatamente spiazzante.
- "The Devil We Know" (composto per «Unknown Fantasy Fiction») è probabilmente il tipo di fantasy urbano che mi piacerebbe leggere con costanza, se solo sapessi dove trovarlo. Persone comunissime che hanno a che fare con creature fatate. La magia rappresentata in modo razionalizzato, con tanto di riferimenti metaletterari alti elaborati dai personaggi stessi per dare una cornice di senso alla loro situazione. Una voce narrante sardonica che porta con sapienza la vicenda a un climax sconvolgente. Forse anche troppo, ma su di me ha funzionato.
- "Home There's No Returning" (composto appositamente per No Boundaries) trasuda palesemente lo Zeitgeist degli anni Cinquanta: guerra nucleare, robotizzazione dei lavori di fatica, costruzione di intelligenze artificiali cui demandare le grandi decisioni, dilemmi etici su come possa funzionare la psiche di un androide senziente – evidentemente c'è dietro la lezione di Isaac Asimov con il suo ciclo dei Robot, che prima o poi dovrò leggermi... tanto più che questo terzo racconto parte benone ma si stiracchia sul finale e termina in modo un po' blando, oserei dire troppo positivista.
- "Exit the Professor" (composto per «Thrilling Wonder Stories») è in assoluto il mio preferito: è il primo episodio del breve ciclo della famiglia Hogben, un delizioso clan di superumani mutanti insediati in una fattoria del Kentucky, e in questo primo testo gli Hogben devono sbarazzarsi dell'eponimo professore newyorkese che vuole studiarli in laboratorio. Una sintesi squisita fra paranormale di serie B, commedia slapstick ben bilanciata, simpatica voce narrante in prima persona e caricatura affezionata ma non troppo degli Stati Uniti rurali. Da fan de La famiglia Addams e di Leone il cane fifone, è una gemma rara.
- "Two-Handed Engine" (composto per «The Magazine of Fantasy and Science Fiction») è nuovamente un racconto di robotica, ma va in tutt'altra direzione rispetto a Home There's No Returning e secondo me colpisce nel segno molto, molto meglio: ambientazione non bellica, bensì criminale-processuale; intelligienze artificiali non più embrionali, ma già integrate nella società umana; niente interazione "paternalistica" fra essere umano creatore e robot da addestrare, largo al dilemma "può la macchina avere una coscienza al posto dell'umano?". Anche qui, riferimenti metaletterari alti che fanno solo piacere e un finale torcibudella; piccolo capolavoro che in qualche modo credo abbia aperto la strada a Do Androids Dream of Electric Sheep?.
L'antologia nel suo complesso sarebbe un 4 pieno, ma ancora una volta solo Gollancz la stampa in ebook e ancora una volta la quantità di refusi è intollerabile...