cretinodicrescenzago ha recensito The End of the Story di Clark Ashton Smith
Chi ben comincia...
4 stelle
[Pubblicata su altro social ed esportata manualmente]
Quando qualcuno dice "letteratura pulp degli Trenta", pensiamo subito all'orrore cosmico di Howard Lovecraft e allo sword & sorcery di Robert Howard, molto più raramente al povero Clark Ashton Smith, il "Terzo Moschettiere" di «Weird Tales» – ed è un vero peccato, visto che, detto fuori dai denti, Smith era un autore di racconti horror nettamente più bravo di Lovecraft. Da un lato, il Solitario di Providence ha avuto LA grande intuizione dei Grandi Antichi e affini e l'ha eseguita estremamente bene in una manciata di testi, ma il resto del suo corpus è ripetitivo come tematiche, appesantito da una prosa troppo forbita e piagato dal razzismo e dalla misoginia di un maniaco; viceversa il bravo Clark Ashton, il Bardo della California, sapeva scrivere in modo raffinato senza diventare soporifero, passava senza difficoltà dal macabro in stile Poe al thriller realistico fino al …
[Pubblicata su altro social ed esportata manualmente]
Quando qualcuno dice "letteratura pulp degli Trenta", pensiamo subito all'orrore cosmico di Howard Lovecraft e allo sword & sorcery di Robert Howard, molto più raramente al povero Clark Ashton Smith, il "Terzo Moschettiere" di «Weird Tales» – ed è un vero peccato, visto che, detto fuori dai denti, Smith era un autore di racconti horror nettamente più bravo di Lovecraft. Da un lato, il Solitario di Providence ha avuto LA grande intuizione dei Grandi Antichi e affini e l'ha eseguita estremamente bene in una manciata di testi, ma il resto del suo corpus è ripetitivo come tematiche, appesantito da una prosa troppo forbita e piagato dal razzismo e dalla misoginia di un maniaco; viceversa il bravo Clark Ashton, il Bardo della California, sapeva scrivere in modo raffinato senza diventare soporifero, passava senza difficoltà dal macabro in stile Poe al thriller realistico fino al "mondo perduto", aveva un gustoso senso dello humor, era piacevolmente delicato nelle scene amorose e mi sembra che fosse meno razzista della media del suo tempo, il che non guasta – e tutto questo emerge già qui in The End of the Story, il primo volume su cinque della sua opera omnia (va dal 1928 al 1930 con un paio di testi isolati del '25), per cui chissà quante altre piccole perle ha prodotto più avanti! Poi certo, i racconti di fantascienza orrorifica mi hanno fatto addormentare perché erano impostati come minuto resoconto tecnico delle stranezze geologiche e botaniche di un pianeta alieno, ma erano solo 3 su 20, e i primi racconti dei cicli di Poseidonis e Averoigne sono tutti eccellenti e compensano ampiamente. Mi limito a 4 stelle solo perché l'apparato critico di queste edizioni Night Shade Books, seppur valido, non è vasto come quello spettacolare delle edizioni Del Rey di Robert E. Howard, che per me resta un non plus ultra.