cretinodicrescenzago ha recensito The Eternal Champion di Michael Moorcock (John Daker, #1)
Fantasy avventuroso surreale fatto come si deve
4 stelle
Avviso sul contenuto Commenti alla risoluzione di un mistero che punteggia tutto il romanzo
Sei mesi dopo la dilogia dei Von Bek mi è tornata la voglia di avventurarmi nel corpus di Michael Moorcock e ho compiuto il passo fatidico: ho letto The Eternal Champion, primo volume della trilogia di John Daker, conscio che che per capire del tutto questa serie dovrò sciropparmi pure l'esalogia di Corum e l'eptalogia di Hawkmoon (l'ottologia di Elric mi rifiuto di rileggerla, anche se aiuterebbe).
Che dire, no è stata semplicemente una piacevole sorpresa, ma proprio un'esperienza appassionante. In primo luogo, avendo letto la prima stesura breve di questo romanzo in Elric: The Sleeping Sorceress and Other Stories conoscevo (e apprezzavo) già l'intreccio generale e un po' temevo che questa redazione lunga si limitasse a copincollare l'intero testo breve, cucendoci dentro paragrafi e capitoli nuovi (come era stato fatto con Behold The Man) – e invece ho avuto tra le mani una riscrittura completa, quindi non c'è mai stato senso di dejà vu. In secondo luogo, il romanzo è né più né meno che una eccellentissima decostruzione dei "fantasy a portale" (o isekai, per i più giovani): la voce narrante in prima persona di John Daker, uomo comune del XX secolo, è sempre sul pezzo e mai verbosa (oso dire che quasi non c'è una parola di troppo); la sua reincarnazione forzata in ser Erekosë causa una crisi d'identità credibile e drammatica (senza diventare melodrammatica); le scene d'azione nelle sue avventure come Erekosë conciliano efficacemente lo spettacolare con il rivoltante, senza scadere quindi né nella gigioneria né nel gusto dell'orrido; i comprimari non sono eccessivamente complessi, ma hanno quel giusto di personalità per fare efficacemente da contrasto al nostro eroe sfaccettato; l'ambientazione trasmette una piacevole estetica da XV secolo incantanto con quel tocco science fantasy che non guasta mai; il dilemma morale centrale nell'avventura e la sua risoluzione ultima sono non solo interessanti, ma potentemente emotivi. Ma soprattutto, le visioni di Daker che rivelano la sua natura di semidio proteiforme destinato a esistere in ogni dimensione del Multiverso causano un meraviglioso senso di sbigottimento davanti a un grande mistero cosmico, e la voglia matta di saperne di più – il che, del resto, è una delle esperienze estetiche che si cercano nella narrativa di magia; va poi rimarcato che queste visioni servono a Moorcock per indirizzare il pubblico verso i suoi altri lavori interconnessi al ciclo di Daker, e che dire, quel volpone l'ha pensata egregiamente.
Non un romanzo perfetto in quanto non arriva all'alta statura intellettuale di un Dune, ma è poco sotto per qualità complessiva. E urge continuare la trilogia.