Baylee ha recensito La ragazza di nome Giulio di Milena Milani
La ragazza di nome Giulio
4 stelle
Sono una lettrice semplice: Il Post se ne esce con un articolo dove si racconta la storia di un romanzo italiano giudicato osceno e io corro in biblioteca a prenderlo in prestito. Il romanzo è La ragazza di nome Giulio e l’autrice, Milena Milani, fu condannata a sei mesi di reclusione (che per fortuna non scontò) e al pagamento una multa, oltre al fatto che tutte le copie in commercio furono ritirate e pure il piombo necessario a stampare il libro fu distrutto.
Insomma, da una reazione scomposta di questo genere sembra che La ragazza di nome Giulio fosse pericoloso come il pizzino di un boss mafioso e invece a leggerlo oggi è un bel romanzo – io l’ho letto molto volentieri in mezzo all’afa mortifera di quest’estate e mi azzardo a dire che è un libro perfetto per la spiaggia se non ne potete più di gialli e thriller …
Sono una lettrice semplice: Il Post se ne esce con un articolo dove si racconta la storia di un romanzo italiano giudicato osceno e io corro in biblioteca a prenderlo in prestito. Il romanzo è La ragazza di nome Giulio e l’autrice, Milena Milani, fu condannata a sei mesi di reclusione (che per fortuna non scontò) e al pagamento una multa, oltre al fatto che tutte le copie in commercio furono ritirate e pure il piombo necessario a stampare il libro fu distrutto.
Insomma, da una reazione scomposta di questo genere sembra che La ragazza di nome Giulio fosse pericoloso come il pizzino di un boss mafioso e invece a leggerlo oggi è un bel romanzo – io l’ho letto molto volentieri in mezzo all’afa mortifera di quest’estate e mi azzardo a dire che è un libro perfetto per la spiaggia se non ne potete più di gialli e thriller e non temete qualcosa di più corposo. Non sfugge però cosa potesse esserci di indigesto per qualche lettorə del 1964: Milani fa un racconto piuttosto esplicito e piuttosto realistico di quelle che dovevano essere le prime esperienze sessuali di una ragazzina in un contesto così sessista e sessuofobico.
Oggi il fatto che Jules, senza un straccio di educazione sessuale o di libertà di esplorare senza paura i propri desideri, finisca per essere insoddisfatta dei suoi partner sessuali non ci sorprende. Anzi, ci stupiremmo del contrario: praticamente la storia di Jules ci sembra familiare tante sono lo storie di donne insoddisfatte della loro vita sessuale che ci sono arrivate dai primi decenni del secolo scorso. Ma nel 1964 il romanzo deve essere stato una tempesta perfetta: un eros femminile non solo esplicito, ma anche voluto e ricercato, uomini italici non all’altezza del suddetto eros e allo stesso tempo esperienze omosessuali ricordate con piacere; il tutto scritto pure da una donna. C’erano tutti gli ingredienti perché a qualcunə partisse un embolo.
Vorrei poter scrivere che tanta pruderie ce la siamo lasciata alle spalle, ma non sono sicura che se un libro simile uscisse oggi, non si scatenerebbe un putiferio. Certo, si spera non si condanni nessunə alla reclusione o si ordini il sequestro dell’opera, ma in un Paese dove un bacio tra due donne o due uomini è facilmente bollato come pornografia non ci possiamo dipingere come troppo migliorə: il focus della pruderie si è solo spostato.