Evelyn Hardcastle will die. Every day until Aiden Bishop can identify her killer and break the cycle. But every time the day begins again, Aiden wakes up in the body of a different guest. And some of his hosts are more helpful than others.
Parte bene. La premessa e l'idea di fondo sono originali e potenzialmente interessanti. Poi si perde da metà romanzo in poi e diventa una traversata del deserto senza acqua
Review of 'Le sette morti di Evelyn Hardcastle' on 'Goodreads'
3 stelle
La storia è carina, ha un che di Agatha Christie con molti elementi surreali. Tuttavia, non l'ho trovato tanto coinvolgente da invogliarmi a continuare senza staccarmi dal libro. Secondo me, ha a che fare o con il ritmo della narrazione, o con i personaggi con cui non sono riuscita a empatizzare. Comunque resta un bel libro, scorre bene ed è un bell'enigma di quelli che mi piacciono. Aggiungerei una mezza stella.
Review of 'Le sette morti di Evelyn Hardcastle' on 'Goodreads'
2 stelle
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more
Le sette morti di Evelyn Hardcastle è uno di quei libri dal successo per me incomprensibile: me l’hanno presentato come estremamente complesso e non lo è, sembrava il giallo rivelazione del secolo e non è nemmeno questo, voleva essere innovativo e finisce per essere una noia mortale. Se vi sentite incuriositə da questo romanzo, sappiate che sto per scrivere per dissuadervi a perderci tempo.
Iniziamo dalla struttura del romanzo, che, come forse avrete saputo, si ispira al Cluedo. Nonostante temessi di fare casino tra parecchi personaggi, linee temporali spezzate e luoghi diversi, in realtà la trama segue un filo logico ben preciso e non è difficile da seguire una volta entratə nel meccanismo.
L’elemento sovrannaturale, che permette alla trama di assumere la sua conformazione peculiare, mi è sembrato piazzato lì al solo fine di intrecciare i fatti …
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more
Le sette morti di Evelyn Hardcastle è uno di quei libri dal successo per me incomprensibile: me l’hanno presentato come estremamente complesso e non lo è, sembrava il giallo rivelazione del secolo e non è nemmeno questo, voleva essere innovativo e finisce per essere una noia mortale. Se vi sentite incuriositə da questo romanzo, sappiate che sto per scrivere per dissuadervi a perderci tempo.
Iniziamo dalla struttura del romanzo, che, come forse avrete saputo, si ispira al Cluedo. Nonostante temessi di fare casino tra parecchi personaggi, linee temporali spezzate e luoghi diversi, in realtà la trama segue un filo logico ben preciso e non è difficile da seguire una volta entratə nel meccanismo.
L’elemento sovrannaturale, che permette alla trama di assumere la sua conformazione peculiare, mi è sembrato piazzato lì al solo fine di intrecciare i fatti e cercare di buttare fumo negli occhi di chi legge. Sì, verso la fine c’è una spiegazione di come il protagonista e gli altri due siano finiti lì, ma mi è sembrata una supercazzola: un po’ perché è la spiegazione più banale possibile per giustificare l’esistenza di un loop temporale, un po’ perché dobbiamo dare per scontato un sacco di cose.
E questo è un altro problema del libro: per gran parte delle sue cinquecento pagine tu accetti l’esistenza di tutta una serie di eventi irrazionali, o che cercano di avere una spiegazione razionale, o addirittura che – guarda un po’! - accadono nel momento e nel luogo giusto ed è snervante. Restituisce proprio una sensazione di artificiosità che mi ha impedito di interessarmi più di tanto a cosa accadeva.
Infine, come ciliegina sulla torta, abbiamo anche una certa grossolanità nel presentare i vari indizi. Allora, ho iniziato ad annoiarmi durante la lettura abbastanza presto e non ho manco provato a capire il mistero di Blackheath House perché volevo solo finire il libro il prima possibile, ma niente di quanto ho letto mi ha sorpreso. Turton ha piazzato ben in evidenza qualunque indizio importante – ma proprio ehi, sono qui, ricordati di me – e in parecchi punti ho anticipato di pagine cosa sarebbe accaduto (mi ricorderò di questo libro per l’avvelenamento meno discreto della storia).
A parer mio, Turton ha cercato di mischiare due generi – giallo e fantasy – finendo per non gestire bene nessuno dei due: ha provato a nascondere le mancanze complicando all’inverosimile la narrazione degli eventi, ma si è cacciato in un gioco artefatto che quasi non sembra nemmeno letterario, vista anche la scarsa caratterizzazione dei personaggi. Non è proprio valso il mio tempo.