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A classic of sociology and the study of the commons, which remains captivating and entertaining. Even though the forest ranger is nowadays a mere metaphor of the challenges of administration and regulation, particularly in the area of the commons, I've also learnt a lot about forest management in the USA. The book is packed with figures and concrete data but remains very enjoyable to read.

I'm a broken record on this, but one of my take aways was how important it is for a central bureaucracy to consider the cost of information when working on such a huge space. The passages on the importance of preserving records and local knowledge, and the difficulty of training new rangers, may sound trivial, but I believe they're crucial.

A captivating read. Patti Smith has so many good stories to tell!

Very well written and enjoyable, much better than Barack Obama's books. A much more realistic point of view. I can't say I know much more than before though.

Supremely important topic and I agree with Monbiot that we need a different way of communicating it, but in the end the proposals he makes are underwhelming and unsubstantiated.

A good reference, mostly because it's so compact and well thought out. I've not managed to use it that much in practice, but it can be a good starting point for conversations or for self-improvement if you're confused about where you stand.

Rileggere Lessico famigliare non è stata una delusione. Si può godere la pure bellezza linguistica, oppure assaporare l'immagine di una vita famigliare molto particolare eppure molto semplice, o ancora meravigliarsi della macrostoria di cui apprendiamo tramite questa microstoria, come l'episodio della fuga di Turati.

Personalmente l'ho trovato abbastanza ben scritto ma troppo melodrammatico per i miei gusti (per non parlare delle fastidiose intromissioni didascaliche pseudo-dissacranti del narratore): vista la lunghezza, ho preferito interrompere e passare a letture piú piacevoli.

Piuttosto noiose: sono proprio cronache cronache e anche censurate. Non finito.

Un romanzo sull'impossibilità per il narratore di scrivere un romanzo, per questioni stilistiche e narrative che emergono dalla storia e da tutti gli "inserti meta-narrativi" (mi invento il nome tecnico, vabbè, insomma qualcosa meta-qualcos'altro). Intelligente e divertente, ma leggendolo ho avuto la forte impressione che tale tecnica fosse già superata cinquant'anni fa, insomma non stupisce piú nessuno, e resta senza scopo una certa pesantezza linguistica che quindi non appaga molto. Comunque val la pena di leggerlo, anche perché è corto. Qualche citazione qui: it.wikiquote.org/wiki/Tommaso_Landolfi#La_biere_du_pecheur

Orribile: pesantissimo e noiosissimo. Lo leggerò un'altra volta, perché leggere qualcosa di D'Annunzio è obbligatorio.

Noioso: inutile proseguire, non è qualcosa che mi interessi; ho preso un granchio.

L'argomento è interessante, i dodici straordinari; ma da quel poco che ho letto il libro mi sembra troppo agiografico e poco storico (del resto Boatti è un giornalista), insomma non molto profondo, una semplice somma di biografie. Non ho tempo per finirlo, e non credo che lo riprenderò in prestito.