«La creatività è un’attività come la preghiera, deve essere incessante e profonda, deve impegnare l’animo al 100 per cento, non permette distrazioni, non ha nulla di bohémien, è una pratica devozionale vera e propria. Le porte della percezione si aprono trovando la chiave giusta sapendo che quella chiave funzionerà per aprirle una volta sola, poi la serratura cambia e bisogna rimettersi al lavoro»

Forse, come prima cosa, è necessario chiarire che genere di fan di Jovanotti io sia. Dovendo stabilire una scala di preferenza che va da quelli che non tollerano la sua musica a quelli che lo esaltano quasi fosse una divinità dei nostri tempi, mi muovo in un intermezzo: trovo le sue canzoni carine e orecchiabili, ma non sono solita ascoltarle, se non è la radio a propormele. Diciamo che lo ammiro più come artista a 360° per le sue idee sempre innovative e geniali, per la sua grande (grandissima)! carica di energia, per la sua umiltà, più che come cantante vero e proprio.

Ecco, chiarito questo, posso dire che nella stessa via di mezzo fra piacere e insoddisfazione mi sono trovata mentre leggevo il suo libro. Probabilmente erano le mie aspettative un po' troppo alte ma non mi sono sentita coinvolta al 100% nella lettura. Non sono mancati nemmeno i momenti in cui ho provato un pizzico di noia. Carino, leggero, a tratti simpatico ma non lo consiglierei se non ai suoi fans più agguerriti...