TamaraSasso ha recensito Tao Te Ching (Italian Edition) di Laozi
Review of 'Tao Te Ching (Italian Edition)' on 'Goodreads'
9/8/2025
Io non ho finito proprio niente, sono ancora al capitolo 50 su 80, ma occorre fermarsi e fare una riflessione intermedia (altrimenti alla fine ci sarebbe troppo da dire o finirei per perdermi strada facendo) e, a quanto pare, gli aggiornamenti hanno un limite di caratteri. Quindi ci tocca fare sta cosa frammentaria e disordinata, mannaggia a goodreads!!
È inutile dire che è molto ricco, per fortuna riesco ad orientarmi essendo già familiare con i concetti base (Wu-wei, dao ke dao fei chang dao, yin e yang, spontaneità...) ma adesso ancora più chiari con tutti gli esempi concreti sulla "vita del saggio".
Solo non riesco a capire come mai il saggio debba attenersi alla propria realtà, e percorrere un viaggio esclusivamente introspettivo, senza dover neanche sentire la necessità di esplorare l'esterno (capitolo 80: i paesi vicini si vedono in lontananza...tuttavia la gente invecchia e muore senza aver intrapreso il viaggio per farsi visita )
I motivi per cui non mi trovo d'accordo sono principalmente tre:
1. Movimento e tranquillità devono coesistere (capitolo 15 cosa permette all'acqua torbida di sedimentare? la tranquillità pian piano la rende limpida...). È proprio la dialettica del Taiji.
2. Proprio quando viaggiamo e ci sleghiamo dal nostro contesto solito, ci spogliamo di tanti ruoli e costruzioni sull'Io. Ci decontestualizziamo e riduciamo ad un nucleo essenziale, che è proprio la direzione verso cui la pratica del Dao cerca di portare: lo svuotamento, essere cavi come il bambù, un "flauto attraverso il quale l'esistenza suona la sua melodia". Le potenzialità di crescita e di riflessione aumentano esponenzialmente, e sarebbe uno spreco non usufruirne.
3. La sola introspezione diventa poi un discorso sterile e autoreferenziale.
è vero che la conoscenza di sé richiede ascolto ( "ascolto gli insegnamenti che fervono nel mio sangue" - H. Hesse) ma se non c'è alcuno stimolo, alcun impatto, alcun ciottolo che cade nel proprio specchio d'acqua, c'è poco da osservare e ascoltare.
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Sorprendentemente il testo è disseminato da preziosi spunti socio-politici: capitolo 29 "il mondo è un recipiente sacro: non si può cambiare" o ancora meglio "il mondo è una cosa spirituale: non si può forzare"
È perciò inutile agire con politiche sociali invasive, insurrezioni violente, e così via (e qua di esempi storici ne stanno a bizzeffe).
La mediazione e i commenti di Sabbadini sono ottimi e contribuiscono alla creazione di una guida così esaustiva. Apprezzo molto le tabelle con gli ideogrammi affiancati dai loro possibili significati, strumento utilissimo per interpretare autonomamente i versi.
2/9/2025
finito :)
uno dei tanti modi per rispondere alle grandi questioni umane, ed è capitato che a me queste risposte piacciano tanto. e allora mi sono chiesta: ma questo mi rende daoista?
Io credo di no: un po’ mi dispiace, ma bisogna accettare che il daoismo nasca da una tradizione lontanissima dalla mia contemporaneità, e che mi arrivi solo grazie alla mediazione linguistico-culturale del libro.
Perciò non potrò mai definirmi daoista. Lo trovo - letteralmente - fuori luogo (l'esito umano sarebbe: il Professor Small di Gumball; Schmidt di New girl nell'episodio in cui smette di pulire casa; ciò che ho appena scoperto chiamarsi trustafarians o, insomma, i cd fricchettoni , lol)
Nulla di nuovo, fa parte del discorso sull'appropriazione culturale, eppure è un atteggiamento lungi dal cambiare (specialmente adesso, che senza una fede nella religione o nelle scienze, si ha proprio una sete di spiritualità, ed è molto facile incappare nell'orientalismo)
Insomma, dobbiamo evitare di prendere alla lettera o rifugiarci in tradizioni (e nei loro rituali e costumi) che non ci appartengono, che qui resterebbero solo alloctone, o in cattività; occorre praticare il semplice ma intramontabile: "prendi l'arte e mettila da parte" :P
