cretinodicrescenzago ha recensito Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen
Review of 'Orgoglio e pregiudizio' on 'Goodreads'
Dopo essermi tuffato in [b:Notre-Dame de Paris|13550561|Notre-Dame de Paris|Victor Hugo|https://i.gr-assets.com/images/S/compressed.photo.goodreads.com/books/1332013311l/13550561.SY75.jpg|3043569] qualche mese fa non potevo esimermi dal leggere almeno un altro "Classico senza tempo TM" entro la fine dell'anno, quindi ho colmato una lacuna abnorme della mia cultura generale e ho recuperato Orgoglio e Pregiudizio nella bella edizione RBA in copertina rigida. Alla luce della mia esperienza con Hugo, ho cercato di bilanciare la lettura di Austen fra fruizione "a secco", come se avesse pubblicato ieri, e fruizione contestualizzata nell'effettivo milieu storico di composizione, il che secondo me è il metodo più efficiente per accostarsi alla macrostagione fra Romanticismo e Realismo.
L'esito di questa lettura, per quanto mi riguarda, è che la prosa di Austen non è particolarmente il mio genere, ma il suo stile di intreccio è alquanto gustoso: da una parte mi tedia un po' che la Nostra dedichi davvero poche parole a descrivere sensorialmente oggetti, ambienti, persone e gestualità, privilegiando il monologo, il dialogo e la riflessione astratta (evidentemente io sono un lettore più "fisico" o se vogliamo "visuale"); dall'altro lato è indiscutibile che la famiglia Bennet e compagnia siano uno splendido campionario umano di individui maniacali, ciascuno a modo suo, e che davvero questi caratteri umani si possano trovare identici anche in altri luoghi, tempi e società, trattandosi di caratteristiche insite nella nostra specie – finalmente posso capire chi legge la narrativa ottocentesca per il gusto dei ritratti psicologici! In aggiunta a questo gusto "proto-lombrosiano" (nel senso migliore del termine) ho decisamente apprezzato anche i guizzi di sarcasmo pungente e gli indubbi colpi di scena che punteggiano la vicenda qua e là e hanno tenuto desta la mia suspense, attenuando parecchio la mia ira per la mancanza di ceffoni e impiccagioni a danno dei perfidi antagonisti – sì, evidentemente io leggo narrativa per l'azione più che per il sentimento...
Ma parlando di azione mossa dal sentimento, mi rendo anche conto che avere davanti in così vivido dettaglio le disfunzioni culturali della nobiltà inglese della Reggenza (al netto delle descrizioni più concettuali che sensoriali) mi ha causato un sorprendente moto di coscienza di classe borghese, a seguito del quale ho appreso di un inganno spudorato: a quanto pare non è vero che Austen era "schierata" come paladina del romanzo realistico contro le fantasticherie liriche di Wordsworth in una dialettica deliberata fra avanguardia e retroguardia, come ci propinano a scuola, ma era "solo" un'autrice di letteratura d'intrattenimento d'alto livello. Stanti così le cose, mi permetto di affermare che ancora una volta la narrativa d'intrattenimento scritta col cuore dà ampiamente la birra a quella aulica studiata a tavolino come propaganda per una tesi, perché quest'ultima si rivela rapidamente paccotiglia, mentre l'altra risuona nel tempo e dà adito a letture nuove – e Austen piace sia alla giovinetta che si mette nei panni di Lizzy Bennet sia al qui presente maniaco che pensa "vorrei essere il garzone di stalla dei Bennet e ghigliottinarli tutti per porre fine a questo dispendio informe di ricchezze!".
Morale di questa disanima: chapeau alla signorina Austen, prossimamente nutriremo la coscienza di classe con un "Grande Romanzo Borghese"!
In chiusura, una noticina sull'edizione RBA: davvero pregevole la rilegatura e la cura grafica, ma santiddio i refusi!