cretinodicrescenzago ha recensito Stupore e Tremori di Amélie Nothomb
Come scoprii il romanzo realistico femminista
5 stelle
Lessi per la prima volta Stupore e tremori in una seduta lunga il 4 giugno '18, da universitario sbarbatello ed esaurito, e lo commentai brevemente come segue:
Un romanzo estremamente breve, molto denso, in una prosa che ti incolla alla pagina. E soprattutto tratta della cattiveria cui può arrivare un essere umano in reazione al suo contesto socioculturale: leggere certe cose causa sul serio stupore e tremori.
Dopo quattro anni l'ho ripreso in mano perché l'ho proposto a scuola, come già avevo fatto con Persepolis], e – wow. Solo wow. Come rilettura è capitato a fagiolo. Poco tempo fa parlavo con un conoscente del cancro culturale dei romanzi in cui non succede una beata fava o quasi e semplicemente la voce narrante si frigna addosso all'infinito, spacciando quei pochi eventi come Paradigma dell'Esperienza Umana (non do esempi o verrei linciato). Più di recente ho ragionato sul fatto che, appunto …
Lessi per la prima volta Stupore e tremori in una seduta lunga il 4 giugno '18, da universitario sbarbatello ed esaurito, e lo commentai brevemente come segue:
Un romanzo estremamente breve, molto denso, in una prosa che ti incolla alla pagina. E soprattutto tratta della cattiveria cui può arrivare un essere umano in reazione al suo contesto socioculturale: leggere certe cose causa sul serio stupore e tremori.
Dopo quattro anni l'ho ripreso in mano perché l'ho proposto a scuola, come già avevo fatto con Persepolis], e – wow. Solo wow. Come rilettura è capitato a fagiolo. Poco tempo fa parlavo con un conoscente del cancro culturale dei romanzi in cui non succede una beata fava o quasi e semplicemente la voce narrante si frigna addosso all'infinito, spacciando quei pochi eventi come Paradigma dell'Esperienza Umana (non do esempi o verrei linciato). Più di recente ho ragionato sul fatto che, appunto nel '18 circa, ero ossessionato dalla teoria della voce narrante in prima persona e in presa diretta come unica forma "scientificamente valida" di prosa narrativa, e ormai ho (per fortuna) rinnegato quel credo e ho abbracciato l'infinita varietà degli stili. Orbene, qui in Stupore e tremorimadame Nothomb compie un miracolo artistico: la Nostra mette nero su bianco una fase obiettivamente cruciale della sua vita, una fase che avrebbe potuto benissimo gonfiare all'infinito di lagne e peti mentali come piace tanto ai "Grandi Romanzieri Maschi", e al contrario la comprime in un racconto veloce e sostenuto in cui ogni episodio e ogni dettaglio è calibrato al millimetro per essere incalzante come un aneddoto al bar... ma il ritmo incalzante non si ottiene con una prosa cronachistica e fattuale, nossignori, si ottiene decorando sobriamente ogni singolo fatto, parola e pensiero con delicate infiorettature che spaziano dalla più lirica delle metafore a una sagacia vitriolica, a confronto della quale la mia non è nulla. Voglio dire, che spettacolo non è una frase del genere?
Servire il tè e il caffè, lanciarmi regolarmente dalla finestra e non usare la calcolatrice erano attività che colmavano il mio bisogno più che fragile di trovare un posto nella società.
Oppure questa:
Dalla divinità alla latrina: c’era di che estasiarsi del mio percorso inesorabile. Di una cantante che riesca a passare dal registro di soprano a quello di contralto si dice che possiede una vasta estensione: io mi permetto di sottolineare la straordinaria estensione del mio talento, in grado di cantare in tutti i registri, tanto in quello di Dio che in quello di signora Pipì.
Poi certo, il virtuosismo della penna lascia in estasi, ma il cuore pulsante del romanzo è la trama, una trama che davvero è paradigmatica nel prendere un caso particolare di vita vissuta, di memoria, e di addurlo ad esempio di disfunzioni sociali e culturali che, da un lato, sono prettamente nippo-belghe (o belga-giapponesi), ma dall'altro lato si inquadrano, di nuovo, nelle macrodisfunzioni globali dell'umanità: tardo capitalismo, maschilismo, misoginia interiorizzata, xenofobia, pura e semplice prepotenza, tutte intrecciate in un possente strumento di tortura che mantiene in piedi la tradizionale autocrazia dello Yamato – e non solo. Anche qui, un passo dal valore aforistico su tutti:
C’era dunque un’incongruenza nelle regole previste per le donne: essere irreprensibile lavorando con accanimento portava a superare i venticinque anni di età senza sposarsi e, di conseguenza, a non essere irreprensibile. Il colmo del sadismo del sistema sta nella sua contraddizione: rispettarlo porta a non rispettarlo.
E niente, ok che tutto ciò accadeva nel 1990 in quel di Tokyo a un'europea che voleva nipponizzarsi e invece è stata "razzializzata", perdendo il privilegio bianco, ma non è che qui e oggi analoghe dinamiche discriminatorie non scattino. Anzi. Davvero, grazie ad Amélie Nothomb, grazie a Marjane Satrapi e grazie a tutte le autorialità che si spendono per raccontare la vita vera in forme così avvincenti e così sentite: perché non c'è progresso umano senza autocoscienza.