nemobis ha recensito Democrazia e populismo di John Lukacs
Review of 'Democrazia e populismo' on 'Goodreads'
2 stelle
In una serie di brevi capitoletti, l'autore illustra di volta in volta le differenza fra conservatori, reazionari, populisti, nazionalisti, progressisti, liberali, totalitarismo, autoritarismo ecc., spiegando il vero significato di queste etichette e la loro evoluzione nel tempo.
Le citazioni sono anche brillanti, e il preveggente Tocqueville (il piú citato di tutti) fa sempre piacere, tuttavia in questo modo non si approfondisce proprio nulla di nessun argomento, tantomeno del rapporto fra democrazia e populismo.
In effetti l'unico scopo dell'autore è dimostrare che negli ultimi secoli siamo sempre piú preda del nazionalismo (non propriamente del populismo), e che tutte le altre ideologie non contano proprio nulla.
Perciò ad esempio il socialismo non vale nulla, non significa niente: siamo tutti socialisti, anche Hitler lo era, e pure Stalin era nazional-socialista, ma soprattutto nazionalista, perché solo questo conta.
Per sostenere questa sua convinzione il povero Lukacs, forse a causa della vecchiaia, si inganna (e …
In una serie di brevi capitoletti, l'autore illustra di volta in volta le differenza fra conservatori, reazionari, populisti, nazionalisti, progressisti, liberali, totalitarismo, autoritarismo ecc., spiegando il vero significato di queste etichette e la loro evoluzione nel tempo.
Le citazioni sono anche brillanti, e il preveggente Tocqueville (il piú citato di tutti) fa sempre piacere, tuttavia in questo modo non si approfondisce proprio nulla di nessun argomento, tantomeno del rapporto fra democrazia e populismo.
In effetti l'unico scopo dell'autore è dimostrare che negli ultimi secoli siamo sempre piú preda del nazionalismo (non propriamente del populismo), e che tutte le altre ideologie non contano proprio nulla.
Perciò ad esempio il socialismo non vale nulla, non significa niente: siamo tutti socialisti, anche Hitler lo era, e pure Stalin era nazional-socialista, ma soprattutto nazionalista, perché solo questo conta.
Per sostenere questa sua convinzione il povero Lukacs, forse a causa della vecchiaia, si inganna (e tenta di ingannarci) in modo incredibile: sostiene addirittura che la Russia nel 1917 stava vincendo, quasi, ma purtroppo sono arrivati quei pazzi dei bolscevichi che improvvisamente le hanno fatto perdere la guerra e – scellerati! – hanno perso gran parte delle conquiste da Pietro il Grande in poi.
E alla fine addirittura conclude che la nostra unica speranza è la Chiesa, depositaria di valori eterni! Poveri noi.
Però almeno alla fine possiamo dire (ricordando i suoi insegnamenti) che Lukacs non è un reazionario, ma un conservatore, perché il suo nemico principale è l'idea di Progresso, che giustamente ritiene abbia caratterizzato buona parte delle peggiori pagine della nostra storia recente.
A posteriori, poi, è curioso vedere all'opera gli autoinganni di un liberale di cui parla Chomsky ne "I nuovi mandarini".
Vedi anche it.wikiquote.org/wiki/John_Lukacs