Baylee ha recensito Adua di Igiaba Scego
Adua
3 stelle
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more
Adua è un romanzo fatto di immagini e sensazioni: più che raccontare la situazione attuale dei migranti (o, comunque, quella di qualche anno fa) nel nostro Paese e delle violenze colonialiste perpetrate dall’Italia nel Corno d’Africa durante il fascismo, cerca di mostrarcele e farcele sentire.
In questo senso, Adua è un romanzo riuscito: nelle sue pagine, ci sono speranze, delusioni, regressioni, inganni, violenze e tradimenti e tutto arriva con immediatezza, senza darti la possibilità di rimanere indifferente. Tuttavia, durante la lettura mi sono chiesta se queste immagini potessero colpire chiunque allo stesso modo. Ovviamente, parlando in generale, la risposta dovrebbe essere negativa: siamo persone diverse e rimaniamo colpite da narrazioni diverse. Nello specifico di questo romanzo, però, mi sono chiesta se non richiedesse troppe informazioni pregresse alla lettrice e al lettor* non tanto per essere compreso, ma per …
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more
Adua è un romanzo fatto di immagini e sensazioni: più che raccontare la situazione attuale dei migranti (o, comunque, quella di qualche anno fa) nel nostro Paese e delle violenze colonialiste perpetrate dall’Italia nel Corno d’Africa durante il fascismo, cerca di mostrarcele e farcele sentire.
In questo senso, Adua è un romanzo riuscito: nelle sue pagine, ci sono speranze, delusioni, regressioni, inganni, violenze e tradimenti e tutto arriva con immediatezza, senza darti la possibilità di rimanere indifferente. Tuttavia, durante la lettura mi sono chiesta se queste immagini potessero colpire chiunque allo stesso modo. Ovviamente, parlando in generale, la risposta dovrebbe essere negativa: siamo persone diverse e rimaniamo colpite da narrazioni diverse. Nello specifico di questo romanzo, però, mi sono chiesta se non richiedesse troppe informazioni pregresse alla lettrice e al lettor* non tanto per essere compreso, ma per dare la giusta forza alle immagini e alle sensazioni che vuole trasmettere.
È stata una precisa scelta dell’autrice quella di non soffermarsi sulle vicende storiche («volevo trasformare gli eventi storici in emozioni, visioni, vissuti» dice Scego nella Nota storica), però nella pressoché ignoranza italiana di quella vergognosa pagina della nostra storia non so quanto sia stata una scelta felice. È vero che una persona può sempre andarsi a informare dopo aver letto il romanzo, ma lo farà se il romanzo stesso non l’ha colpita come avrebbe fatto dando più informazioni? Boh, il cane che si morde la coda…
È comunque un libro che ho apprezzato tanto e che mi ha tenuto incollata alle pagine fino alla fine e che mi ha fatto venire voglia di leggere altro di Scego – e anche tanta altra letteratura post-coloniale italiana, che spero l’immigrazione dal Corno d’Africa e dalla Libia renda un genere in espansione: così magari la finiremo di nascondere questa parte della nostra storia...