Brossura, 216 pagine
lingua Italian
Brossura, 216 pagine
lingua Italian
«L'opera di Van Gennep è uno dei grandi classici dell'etnologia e in generale delle "scienze umane". Pubblicata nel 1909, segnò un momento capitale negli studi delle culture "primitive", del folklore, e della Kulturgeschichte in generale, rivelando – così si può dire, senza esagerare – il concetto di iniziazione e la sua dinamica. A quest'opera hanno attinto per decenni, e attingono ancora oggi (se non altro dal punto di vista dell'intuizione di fondo che è il suo pregio) storici delle religioni, folkloristi, sociologi, etnologi. E' un libro dal peso paragonabile a quello del Ramo d'oro di Frazer. Le strutture iniziatiche delle società "primitive", e le loro sopravvivenze, vi sono state colte per la prima volta, e hanno determinato modelli d'indagine etno-antropologica di enorme influenza e ancora d'attualità, nonostante un certo invecchiamento – fatale – documentazione. Questo libro sta a monte di Propp, di Eliade, di Caillois, del Pettazzoni dei Misteri ecc. …
«L'opera di Van Gennep è uno dei grandi classici dell'etnologia e in generale delle "scienze umane". Pubblicata nel 1909, segnò un momento capitale negli studi delle culture "primitive", del folklore, e della Kulturgeschichte in generale, rivelando – così si può dire, senza esagerare – il concetto di iniziazione e la sua dinamica. A quest'opera hanno attinto per decenni, e attingono ancora oggi (se non altro dal punto di vista dell'intuizione di fondo che è il suo pregio) storici delle religioni, folkloristi, sociologi, etnologi. E' un libro dal peso paragonabile a quello del Ramo d'oro di Frazer. Le strutture iniziatiche delle società "primitive", e le loro sopravvivenze, vi sono state colte per la prima volta, e hanno determinato modelli d'indagine etno-antropologica di enorme influenza e ancora d'attualità, nonostante un certo invecchiamento – fatale – documentazione. Questo libro sta a monte di Propp, di Eliade, di Caillois, del Pettazzoni dei Misteri ecc. In un'opera come questa si torna a contatto con una ricerca scientifica assolutamente viva, priva di zone inerti e di sclerosi erudite: con un patrimonio di metodo e di genialità "indisciplinata" da cui oggi siamo molto lontani.» —Furio Jesi