cretinodicrescenzago ha recensito Children's Stories di Oscar Wilde
Commoventi, sensuali, inebrianti
5 stelle
Attorno ai 4 anni avevo in casa un'antologia di fiabe illustrate di varia provenienza, e la mia preferita era "Il principe felice" di un tal Oscar Wilde; qualche anno dopo avrei ritrovato il signor Wilde in un'altra antologia, in cui il Nostro spiccò di nuovo con "Il gigante egoista", e poi in una raccolta personale di suoi racconti di cui mi rimasero impressi a fuoco " "L'usignolo e la rosa", "Il giovane re" e "Il fantasma di Canterville" (e non ricordo sinceramente cos'altro contenesse). Oggi, alla tenera età di trent'anni, mi sono deciso a rileggere tutte le fiabe e favole di Wilde in lingua originale, e ci ho ritrovato tutti i pregi che mi affascinavano da bambino, oltre a qualcosina in più. È invariata la contrapposizione fra l'etica cattolica delle buone opere e l'egoismo avido dei farisei benpensanti; è invariato il gusto elegantissimo per le descrizioni lussuriose e per le …
Attorno ai 4 anni avevo in casa un'antologia di fiabe illustrate di varia provenienza, e la mia preferita era "Il principe felice" di un tal Oscar Wilde; qualche anno dopo avrei ritrovato il signor Wilde in un'altra antologia, in cui il Nostro spiccò di nuovo con "Il gigante egoista", e poi in una raccolta personale di suoi racconti di cui mi rimasero impressi a fuoco " "L'usignolo e la rosa", "Il giovane re" e "Il fantasma di Canterville" (e non ricordo sinceramente cos'altro contenesse). Oggi, alla tenera età di trent'anni, mi sono deciso a rileggere tutte le fiabe e favole di Wilde in lingua originale, e ci ho ritrovato tutti i pregi che mi affascinavano da bambino, oltre a qualcosina in più. È invariata la contrapposizione fra l'etica cattolica delle buone opere e l'egoismo avido dei farisei benpensanti; è invariato il gusto elegantissimo per le descrizioni lussuriose e per le divagazioni dotte che sembrano uscite dalla letteratura greco-romana (tanto che a distanza di cinque lustri mi ricordavo ancora a memoria i racconti africani del Rondinotto al Principe Felice e le esperienze edonistiche del Giovane Re); mi è diventato evidente il sarcasmo satirico al vitriolo con cui Wilde bombarda indiscriminatamente bottegai, accademici, sacerdoti e artisti, grazie al quale dalla commozione patetica si può passare organicamente alla risata amara. E mi risulta nuovo, ovviamente, il tentativo di Wilde di comporre non favole edificanti, bensì fiabe d'avventura con i racconti che da bambino non avevo mai letto ("Il pescatore e la sua anima" e "Il bambino delle stelle"); di questi brani, dirò solo che reggono il confronto con le Mille e una notte e surclassano l'esito moderno mainstream della fiaba d'avventura, cioè il fantasy tolkienista. Da quest'avventura, direi che mi porto a casa la consapevolezza che è grazie al Rondinotto se ho assimilato sin da subito che la bisessualità esiste (si innamora sia di una canna di fiume femmina sia della statua di un umano, vedete voi!), l'esempio morale delle "scelte di consumo" del Giovane Re... e tanta empatia per il povero giullare dell'Infanta di Spagna, oltre che applausi per l'inserto di una storia gotica in flashback entro quell'ultimo racconto. E infine, è indubbio che sia stato lord Edward Dunsany a sdoganare il racconto fantastico per adulti, ma fra i due irlandesi in lizza preferisco di gran lunga il corpus più ridotto ma più profondo di Wilde.