.mau. ha recensito Falce e carrello di Bernardo Caprotti
Review of 'Falce e carrello' on 'Goodreads'
4 stelle
Lo scorso inverno almeno noi milanesi siamo stati subissati di articoli sul libro-denuncia scritto da Bernardo Caprotti, padre padrone dell'Esselunga, contro il "potere Coop". Con la calma che è la virtù dei nati stanchi, finalmente mi sono messo a leggerlo, partendo dal sanissimo principio "meglio sapere che non sapere". Che dire a chi è indeciso se prenderlo o no? Beh, liber omnis divisus est in partes tres. L'introduzione di Geminello Alvi la si può saltare a piè pari senza perdere nulla, a meno che uno non voglia sapere quanto Geminello Alvi sia bravo e intelligente e gli altri tutti stupidi e comunisti... ma allora prendetevi un libro suo, no? Più utile la parte finale, con Stefano Filippi che racconta le biografie dei quattro principali esponenti Coop oggetto del j'accuse di Caprotti: Mario Zucchelli, Pierluigi Stefanini, Turiddo Campaini, Bruno Cordazzo.
Ma naturalmente il succo è il testo di Caprotti: quello che …
Lo scorso inverno almeno noi milanesi siamo stati subissati di articoli sul libro-denuncia scritto da Bernardo Caprotti, padre padrone dell'Esselunga, contro il "potere Coop". Con la calma che è la virtù dei nati stanchi, finalmente mi sono messo a leggerlo, partendo dal sanissimo principio "meglio sapere che non sapere". Che dire a chi è indeciso se prenderlo o no? Beh, liber omnis divisus est in partes tres. L'introduzione di Geminello Alvi la si può saltare a piè pari senza perdere nulla, a meno che uno non voglia sapere quanto Geminello Alvi sia bravo e intelligente e gli altri tutti stupidi e comunisti... ma allora prendetevi un libro suo, no? Più utile la parte finale, con Stefano Filippi che racconta le biografie dei quattro principali esponenti Coop oggetto del j'accuse di Caprotti: Mario Zucchelli, Pierluigi Stefanini, Turiddo Campaini, Bruno Cordazzo.
Ma naturalmente il succo è il testo di Caprotti: quello che scrive e quello che <em>non</em> scrive. Innanzitutto, a parte i vezzi come scrivere "ebbimo", dalle sue parole si capisce che per lui l'azienda è la vita. Gli utili sono importanti ma secondari; i dipendenti sono un male purtroppo ancora necessario; ma quello che conta davvero è l'azienda. Da quando dice alla madre "da domani non verrò più quassì nella nostra ditta tessile, perché ho scoperto che il retail è il mio campo", a quando racconta di come sia sempre stato pronto a tutte le innovazioni tecnologiche, anticipando di anni il codice a barre per i prodotti, a quando ultraottantenne non solo non vende ai comunisti delle Coop - l'anticomunismo è il suo chiodo fisso, e il suo odio verso Prodi secondo me è stato esacerbato dall'allearsi di quest'ultimo con gli odiati nemici - ma nemmeno a Wal-Mart o Tesco, "perché quelli non hanno la cultura della vendita".
Ma in filigrana si vede anche quello che manca. Non ho problemi ad accettare come vero il suo atto di accusa, anche per quel poco di LegaCoop che ho conosciuto direttamente, ma faccio notare che Esselunga non la si trova a Torino, dove le Coop non sono certo forti, e nemmeno in Veneto, dove le Coop sono bianche. Qualcosa vorrà ben dire... Il tema dei vantaggi fiscali e no delle Coop è troppo complicato da spiegare in una recensione, ma sembra usato come scusa per non parlare della gestione interna dei supermercati (che anch'essa è qui fuoritema). In definitiva, un libro sicuramente da leggere ma altrettanto sicuramente da non prendere per oro colato.