Alessandro Gazzi è uno dei pochi eletti. Come milioni di italiani ha cominciato a giocare a calcio da bambino e al contrario di quasi tutti i suoi coetanei è stato presto «osservato» dalle maggiori società. È entrato nelle giovanili della Lazio, ha fatto esperienza in Serie B nel Bari, ha conquistato con Antonio Conte la promozione in Serie A e nel nostro massimo campionato è rimasto per molti anni, dimostrandosi uno dei migliori mediani della sua generazione, particolarmente forte nell’interdizione. Rosso di capelli, i tifosi del Torino cantavano per lui: «Col Rosso non si passa». Un giocatore, dunque, che ce l’ha fatta, che non avrebbe mai dovuto avere dubbi sul suo valore e sul suo percorso, uno che ha realizzato in campo quello che milioni di altri possono solo sognare. Ma la vita e la carriera di un calciatore professionista non sono semplici come le interviste ingessate di fine partita, …
Alessandro Gazzi è uno dei pochi eletti. Come milioni di italiani ha cominciato a giocare a calcio da bambino e al contrario di quasi tutti i suoi coetanei è stato presto «osservato» dalle maggiori società. È entrato nelle giovanili della Lazio, ha fatto esperienza in Serie B nel Bari, ha conquistato con Antonio Conte la promozione in Serie A e nel nostro massimo campionato è rimasto per molti anni, dimostrandosi uno dei migliori mediani della sua generazione, particolarmente forte nell’interdizione. Rosso di capelli, i tifosi del Torino cantavano per lui: «Col Rosso non si passa». Un giocatore, dunque, che ce l’ha fatta, che non avrebbe mai dovuto avere dubbi sul suo valore e sul suo percorso, uno che ha realizzato in campo quello che milioni di altri possono solo sognare. Ma la vita e la carriera di un calciatore professionista non sono semplici come le interviste ingessate di fine partita, anche un ottimo giocatore può avere dubbi o non riuscire a sconfiggere l’ansia prima di una gara. E può trovarsi in situazioni complicate, preso tra la fedeltà al gruppo e il desiderio di fare la cosa giusta. Se è una persona riflessiva, vivrà i momenti di gloria non come tributi necessariamente dovuti all’impegno e al talento, ma quasi come una felice occorrenza del caso. Perché anche per gli eletti il calcio è un lavoro pieno di incognite e di episodi imprevedibili, dove non sempre il risultato corrisponde all’impegno e dove il talento da solo non basta quasi mai. Gazzi ha scritto un libro di sorprendente sincerità e onestà, mettendo davanti le emozioni e lasciando fuori le convenzioni e la retorica, offrendoci uno sguardo dall’interno su cosa significa giocare sui palcoscenici più importanti del calcio italiano.
A parte il fatto che l'autore l'ho apprezzato parecchio quando giocava al Toro il libro è più che godibile e interessante. Il calcio forse è quasi un pretesto, uno sguardo obliquo sul passaggio dalla gioventù all'età adulta. Diventa una specie di amplificatore di tutto, una cassa di risonanza dell'esistenza.