Per conoscere il nemico, e colpirlo dove farà male
4 stars
[Vecchia recensione esportata da altro sito. E a rileggerla dopo un anno e mezzo, mi rendo conto di quanto questa lettura abbia plasmato la mia visione del mondo...]
Il popolo delle scimmie. Scritti sul fascismo è una formativissima randellata. In sostanza, raccoglie in un volume dedicato gli articoli di cronaca (più l'occasionale relazione) con cui Gramsci ha commentato giorno dopo giorno l'attività dei Legionari di Fiume / Fasci di Combattimento poi Partito Nazionale Fascista, a partire dalle occupazioni di fabbriche e fattorie del biennio rosso sino alle Leggi Fascistissime del '25-'26, con una coda di testi più teorici estrapolati dai Quaderni del Carcere. Perché parlo di randellata? Perché è l'ascesa del totalitarismo raccontata passo passo da un oppositore che ha riconosciuto il pericolo, ha sperato nell'esaurimento spontaneo, ha chiamato all'azione invano più e più volte, è stato ucciso dal Regime attraverso il carcere duro, e sino alla fine ha sempre invitato ad agire tangibilmente anziché attendere supinamente un'incrinatura interna alla consorteria mussoliniana (che com'è noto arrivò solo nell'estate '43, con migliaia di cittadini italiani già scannati dal Nilo al Don). Perché formativissima? Perché si può condividere o no la metodologia marxista massimalista di Gramsci, ma non si possono chiudere gli occhi davanti alle innumerevoli storture e deformità socioculturali che i suoi articoli rilevano nel sistema Italia, storture e deformità che Mussolini ha cavalcato e ritorto a proprio vantaggio: ferocia e violenza generalizzate nell'educazione nazionale, parassitismo economico di cricche criminali e clientele varie, miseria della classe lavoratrice, opportunismi e ipocrisie dei ceti dirigenti afferenti a questa o quella corrente liberale, l'industrializzazione monca e la questione meridionale – terrificante e climatico il trascritto del discorso di Gramsci al Parlamento del '26 per contestare la legge contro le organizzazioni segrete, in cui i Deputati fascisti gli chiedono a che titolo lui parli per il Meridione e lui ribatte seccamente "Sono meridionale". Unica pecca una introduzione un po' pesantina, stridente con la prosa eccezionalmente limpida di Gramsci, e che alcuni brani siano stati accorciati: avrei volentieri speso di più per avere una foliazione maggiore e quindi i testi integrali.
Da leggere e rileggere per individuare quali e quante dinamiche (spoiler: tante) operino ancora nell'Italia degli anni 2020, e mobilitarsi contro l'eventuale replica di Mussolini.
[Post Scriptum al febbraio 2025: la replica è in corso, e rispetto a un tempo non abbiamo più un PCdI né degli Arditi del Popolo. 'A sarà dura]