Indietro
Zappa e Spada. Spaghetti fantasy (Italian language, 2018) 1 stella

Review of 'Zappa e Spada. Spaghetti fantasy' on 'Goodreads'

1 stella

Stando alla prefazione a firma Mauro Longo, l'antologia Zappa e spada dovrebbe rivitalizzare un filone narrativo autenticamente italiano che parte dal romanzo cavalleresco del Quattrocento, continua nella favolistica e arriva allo Spaghetti Western e ai film di Brancaleone e del duo Spencer & Hill. Nobile intento, ma secondo me tentativo fallimentare – dei 12 racconti ne ho trovati ben fatti solamente 4:

1. La favola d'autore piacevolmente malinconica di Giovanni De Feo.
2. L'avvincente racconto dal sapore sword & sorcery di Alessandro Vicenzi (ingegnoso worldbuilding, punte ironiche ben dosate, personaggi impeccabili nel loro essere archetipici)
3. La storia di Davide Mana, che osa puntare in alto e ragionare di letteratura entro un'opera di letteratura.
4. La heist story di Mala Spina ambientata in Toscana, un po' cliché ma comunque leggibile.

Le altre otto storie vanno dalla buona idea eseguita male all'impresentabile:

5/6. Diego Cajelli e Michele Gonnella propongono entrambi una trama banalotta di antieroi alla ventura che si fanno ammazzare da mostri del folklore e cercano di sofisticarla scrivendo (male) in Toscano finto-antico.
7. F. T. Hoffmann adotta lo stesso identico espediente di cui sopra, ma con ambientazione adriatica e patina linguistica veneto-croata (e per altro la resa stereotipata dei personaggi slavi mi ha seccato un sacco, ma quella è sensibilità mia).
8/9. Federica Leonardi e Lorenzo Fantoni ricorrono alla trama tragica del vendicatore che dà la caccia al proprio nemico atavico e le idee di base sono anche buone, ma l'esecuzione pecca per ritmo degli eventi mal calibrato e colpi di scena forzati (ma dico io, dove diavolo era l'editor?!).
10. Il pezzo del colletivo Nerdheim va sul comico-splatter ma esagera e diventa grottesco in senso deteriore.
11/12. Luca Mazza e Jari Lanzoni non posso neanche valutarli perché non riuscivo a leggere la loro prosa, così forzatamente aulica da non essere più una lingua vera ma un dizionario vomitato.

Riassumendo, la vasta sproporzione fra testi validi e pezzi mal riusciti mi fa bocciare l'antologia: prendetela in biblioteca e leggete solo i racconti migliori. Aggiungo un commento personale sui criteri con cui Acheron ha selezionato i racconti: nel mio modesto parere il riferimento non è stata la vera tradizione eroicomica del rinascimento italiano, ma le forme più manieristiche e puerili del grimdark anglofono, dal gusto dell'orrido a ogni costo all'amoralità completa – roba che ti aspetteresti dai romanzi di merchandise per WarHammer Fantasy e che qui è semplicemente scritta in italiano e ambientata in una finta Italia. Non è un caso che i tre racconti che mi sono piaciuti più di tutti (De Feo, Vicenzi, Mana) sono quelli più colti e sofisticati, quelli che anziché puntare al grottesco becero bilanciano con gusto situazioni comiche e momenti seri, contesto plebeo e toni più raffinati – il tipo di "giocoliera stilistica" che rende la Commedia dantesca un capolavoro.