Brossura, 477 pagine
lingua Italiano
Pubblicato il Giugno 2022 da Ombrecorte.
Etnografia della nuova composizione di classe nelle periferie francesi
Brossura, 477 pagine
lingua Italiano
Pubblicato il Giugno 2022 da Ombrecorte.
“Siamo dinanzi a un testo che, da un lato, sottrae la periferia alle estetizzazioni e ai desideri e, dall’altro, non lesina di scandagliare criticamente molta della letteratura teorica prodotta negli ultimi decenni alla ricerca delle inadeguatezze. Il risultato è un libro tanto colto quanto concreto, ovvero iscritto nella realtà dei quartieri, dei luoghi di lavoro e delle esistenze di chi li abita” (dalla Prefazione di Pietro Saitta).
“Rosso banlieue” come capovolgimento del mito tipicamente socialdemocratico della banlieue rouge, ma non solo. Rosso come il colore del sangue proletario che sporca quotidianamente l’asfalto delle periferie, effetto delle cosiddette “bavure” poliziesche. Una mattanza che assume i contorni di una vera e propria guerra civile strisciante. Rosso come il colore degli incendi che si scorgono sullo sfondo delle periferie ogni volta che la rabbia a lungo repressa e la consapevolezza dell’inutilità della protesta “democratica” sfociano in aperta lotta di classe. Rosso, infine, come …
“Siamo dinanzi a un testo che, da un lato, sottrae la periferia alle estetizzazioni e ai desideri e, dall’altro, non lesina di scandagliare criticamente molta della letteratura teorica prodotta negli ultimi decenni alla ricerca delle inadeguatezze. Il risultato è un libro tanto colto quanto concreto, ovvero iscritto nella realtà dei quartieri, dei luoghi di lavoro e delle esistenze di chi li abita” (dalla Prefazione di Pietro Saitta).
“Rosso banlieue” come capovolgimento del mito tipicamente socialdemocratico della banlieue rouge, ma non solo. Rosso come il colore del sangue proletario che sporca quotidianamente l’asfalto delle periferie, effetto delle cosiddette “bavure” poliziesche. Una mattanza che assume i contorni di una vera e propria guerra civile strisciante. Rosso come il colore degli incendi che si scorgono sullo sfondo delle periferie ogni volta che la rabbia a lungo repressa e la consapevolezza dell’inutilità della protesta “democratica” sfociano in aperta lotta di classe. Rosso, infine, come tentativo di riportare al centro del dibattito la questione sociale, nella misura in cui alle banlieues ci si riferisce esclusivamente con quel lessico postmoderno che, al di là delle angolazioni, richiama senza sosta presunte questioni “razziali”. Che si affronti il tema banlieue in termini di multiculturalismo, comunitarismo, ghettizzazione, integrazione, essenzialismo, il problema pare risiedere sempre nel colore della pelle e mai nell’appartenenza di classe dei suoi abitanti. Rosso come volontà, in definitiva, di rimpiazzare la posticcia divisione cromatica blanc/black/beur con un’immagine – un colore – che racchiude il sentire profondo delle periferie, connotato da una limpida coscienza di classe che fa tabula rasa delle beghe etno-razziali per riportare al centro dell’attenzione il tema del lavoro e dello sfruttamento.