Brossura, 220 pagine
lingua Italiano
Pubblicato il 2006 da Adelphi.
Brossura, 220 pagine
lingua Italiano
Pubblicato il 2006 da Adelphi.
«Io ho una gamba di legno ... Ragion per cui odio le donne»: così esordisce, sfidandoci con la sua voce grottescamente raziocinante, il protagonista di L’eterna provincia prima di travolgerci col disegno di una gelida vendetta: farà innamorare di sé alla follia una donna e poi la umilierà con lo strumento della sua stessa menomazione per punire attraverso di lei tutte le donne. Ma al momento decisivo, quando la prescelta – una giovane formosa e bella, segnata da una «sconosciuta ed affiorante pena» – sarà nuda e pudica di fronte a lui, l’imprevedibile accadrà. Nella vita, del resto, tutto è incerto, contraddittorio. Tutto è a caso. Ogni cosa sembra essere «in margine a se medesima», e persino gli affetti familiari e la letteratura offrono solo irragionevoli appigli, talché in I due figli di Stefano allo scrittore che ha appena perso il figlio indesiderato – un «esserino» mostruoso e infernale – …
«Io ho una gamba di legno ... Ragion per cui odio le donne»: così esordisce, sfidandoci con la sua voce grottescamente raziocinante, il protagonista di L’eterna provincia prima di travolgerci col disegno di una gelida vendetta: farà innamorare di sé alla follia una donna e poi la umilierà con lo strumento della sua stessa menomazione per punire attraverso di lei tutte le donne. Ma al momento decisivo, quando la prescelta – una giovane formosa e bella, segnata da una «sconosciuta ed affiorante pena» – sarà nuda e pudica di fronte a lui, l’imprevedibile accadrà. Nella vita, del resto, tutto è incerto, contraddittorio. Tutto è a caso. Ogni cosa sembra essere «in margine a se medesima», e persino gli affetti familiari e la letteratura offrono solo irragionevoli appigli, talché in I due figli di Stefano allo scrittore che ha appena perso il figlio indesiderato – un «esserino» mostruoso e infernale – non resta che contemplare anche il naufragio del poema drammatico cui era affidata la speranza di sfuggire al «fiato guasto delle realtà quotidiane»; e in La dea cieca o veggente la poesia è ridotta a gioco combinatorio, a roulette alla rovescia. «Non domandatemi insomma come sia finita:» si legge a conclusione di L’eterna provincia «tutto finisce male».