In un pianeta dove gli uomini sono confinati in una zona marginale, le donne godono dei frutti di un’utopia lesbo-matriarcale, finché la fuga di un ragazzo ribalta violentemente gli equilibri. In un’altra visione del futuro, il controllo delle nascite passa attraverso la criogenesi di cittadini estratti a caso, cui viene data la possibilità di vivere nei sogni di una persona prescelta. E ancora, elettrodi impiantati nel cervello di corpi apatici danno sollievo a giovani atrofizzati dalla tirannia della noia e delle dipendenze, mentre i membri dell’ultima famiglia sopravvissuta sul pianeta si esercitano a comportarsi come terrestri, cambiando all’occorrenza ruolo di genere. La scrittura caustica di Suzuki Izumi esplora il lato più oscuro e tormentato dell’essere umano, in sette racconti intrisi di un’alienazione decadente.
Primo volume di una trilogia che introduce in Italia un’opera di culto, Noia terminale è un caleidoscopio di immagini anticonformiste e provocatorie per una graffiante opera di …
In un pianeta dove gli uomini sono confinati in una zona marginale, le donne godono dei frutti di un’utopia lesbo-matriarcale, finché la fuga di un ragazzo ribalta violentemente gli equilibri. In un’altra visione del futuro, il controllo delle nascite passa attraverso la criogenesi di cittadini estratti a caso, cui viene data la possibilità di vivere nei sogni di una persona prescelta. E ancora, elettrodi impiantati nel cervello di corpi apatici danno sollievo a giovani atrofizzati dalla tirannia della noia e delle dipendenze, mentre i membri dell’ultima famiglia sopravvissuta sul pianeta si esercitano a comportarsi come terrestri, cambiando all’occorrenza ruolo di genere. La scrittura caustica di Suzuki Izumi esplora il lato più oscuro e tormentato dell’essere umano, in sette racconti intrisi di un’alienazione decadente.
Primo volume di una trilogia che introduce in Italia un’opera di culto, Noia terminale è un caleidoscopio di immagini anticonformiste e provocatorie per una graffiante opera di fantascienza speculativa.
Speculative fiction short stories by a mid-20th century feminist Japanese performance artist and writer…what’s not to like? Well, the writing, that’s what. I found myself consistently interested in the ideas but bored by the actual writing. Characters were hollow vehicles for ideas and plot and I just could not get into it.
This collection of stories explores some interesting territory around mental illness and sense of self, but ultimately the standoffish tone of almost all the narration grated on me. For any one story I think it was a reasonably effective device, but across the whole book it really limited my emotional engagement.
I see this as a very vivid portrait of Suzuki's mindset at the time she wrote it. The stories read as a tragedy, especially when you know the ending of the author's personal story, but there was nothing I found compelling. The pedestrian stories make blatant and unsuccessful attempts to sound interesting while ultimately going nowhere. It felt as if the author tried to include things that she knew make critics and scholars swoon. Unfortunately, the heavy-handedness with which they were forced into the narrative makes them fall flat, and they are ultimately lacking the very things she was trying to achieve.